Buongiorno Mondo!
Lo scrivo solo sui social dato che vivo da solo e in realtà non lo scrivo veramente, ma rispondo ad alcuni buongiorno su Whastapp e ad altri no, altri buongiorno li scrivo io per primo: ci sono persone per cui non mi stranisce il fatto che siano loro o meno a scrivere per primi, pensieri normali di questi tempi, perché con quelle persone ci si vuole bene incondizionatamente. Ma alle persone a cui voglio veramente un bene dell’anima non lo scrivo per niente, non c’è bisogno di salutarli tutti i giorni, funziona così. Certi altri buongiorno, me li risparmio proprio, ma questa è un’altra storia (ho sempre voluto usare questa frase). Il rito mattutino nell’era Tu’siAndroide è compiuto.
Ci sono vari riti in quest’era...penso ad alcuni e a quanto l’Evoluzione, possa essere presente nel binomio PALMARE-PALMO.
Superata la fase “primo check del giorno” guardo fuori dalla finestra, una finestra vera, dove il vetro è solo un sottile strato che divide me dal mondo esterno e dall’aria aperta, che in questi giorni di COVID19, sembra quasi privata e che davvero ci stiano facendo pagare anche l’aria che respiriamo.
Esco solo per fare la spesa. L’atmosfera, fuori casa, sembra quella di un film, un film sulla fine, la fine di cosa non lo so, ma sembra la fine. La polizia con megafoni intima di stare a casa, di non avvicinarsi alle persone. Ci sono persone a cui non piacciono i loro simili e non ci provano neanche a relazionarsi agli altri, ma forse è perché in fondo non ci riescono davvero e per loro sento un grosso dispiacere, sentirsi diversi ed emarginati, non è lo stesso che emarginarsi e fare la differenza. Le persone fuori portano una mascherina che li copre in viso, qualcuno non la porta, ma infondo siamo tutti dottori da quando esiste Google.
E io? Io boh, sono un po’ indifferente allo stare o meno dentro casa, non che non me ne freghi nulla, però ho fatto tanti giorni rinchiuso in camera mia per scelta, ragionando un po’ su me stesso, che ora non mi sembra troppo diverso, questo non fa di me uno di quelli che ricevono la grazia perché non devono avere a che fare con le persone, io voglio sempre parlare, parlerei anche con i sassi, ma le persone sono meglio, credo, le persone ascoltano, alcune, e mi piace il botta e risposta che si crea con loro, mi piace ascoltare il suono delle parole che anche gli altri si impegnano ad emettere mettendo in ordine consonanti, vocali e vocaboli, per descrivere quello che nascondono nelle loro testoline, lo trovo affascinante!
Ci sono stati giorni di ere diverse, in cui avrei dato un braccio, ecco magari quello che mi fa male, per poter stare sul letto senza dover sentirmi obbligato ad alzarmi, senza il peso di quelle aspettative mie e degli altri addosso. Oramai però so che non esiste un’unica vita nella propria vita, siamo un po’ come il sole e i suoi raggi, un po’ come un virus e la sua corona, un po’ come un polpo e i suoi tentacoli, potrei andare avanti, ma spero capiate la metafora, una volta che abbiamo il tempo, possiamo decidere in che direzione andare e soprattutto come investirlo.
Inizio a pensare a cose più prossime, come cosa mangio più tardi? Sono indeciso, finché un lampo inspiratore proveniente da programmi tv su chef amatoriali lodati ed insultati, meritocraticamente il top, mi fa venire un’idea, allora trito le verdure e preparo un soffritto per il sugo come lo fa mia nonna, le procedure, i profumi ed i sapori, mi riportano a domeniche che tutti dovrebbero vivere almeno una volta nella vita e penso che questo sugo dovrei farlo assaggiare a quei tutti. La domenica si respira sempre un’aria diversa dagli altri giorni. Io so cosa vuol dire lavorare la domenica, ma comunque è un giorno diverso.
Una vocina dentro di me dice “tira fuori il vino” sarebbe perfetto con questo pranzetto, pregusto già la pennica post pranzo ovattata da quel senso di onnipotenza in pieno stile zio Tonino che dopo pranzi infiniti finiti con dolcetti vari, caffè e ammazzacaffè, parte con parole farfugliate, si corica sul fianco e russa incontrastato. Fa anche altri rumori zio Tonino, ma lui può tutto.
Oggi però non è domenica e il vino non lo tiro fuori. Oggi è un giorno come gli altri, nell’anno COVID19. Oggi in verità non ricordo bene che giorno sia, ho guardato il cellulare fino ad ora ma ho già dimenticato data e ora...sembra martedì! Prendo per buono questo lampo di lucidità e mi attivo; mentre la tv è accesa e il phone che non asciuga i capelli viene scorso da immagini sconnesse fra di loro, afferro deciso una cipolla, che alla vista del coltello mi minaccia di farmi piangere, come se mi volesse fare sentire in colpa, antica reliquia cristiano-vegana che rappresenta il legame fra la terra e l’uomo ed io lo sto per tagliare, in più versi, per un trito perfetto, mia nonna sarebbe fiera di me! Verso una sola lacrima, tanta bibita fresca in un bicchiere, e la giusta quantità di olio in una pentola. Metto tutti gli ingredienti per un soffritto profumoso, che mai vi rivelerò non essendo questo né un tutorial di ricette (quanti tutorial ha portato Codiv 19, troppi tutorial!) né una sorta di testamento. Poi aspetto, perché un buon sugo, come tutte le cose davvero importanti, ha bisogno di tempo e calma.
Quel borbottio nella pentola accompagna i miei pensieri e il mio oziare. Oziare, che connotazione negativa è stata attribuita a questo termine, nell’ozio si possono fare tantissime cose, certo un paradosso, ma posso sognare, viaggiare, immaginare. Ora che evadere un po’ dalla realtà e l’unico modo per accettarla, spero che rivaluteremo tutti l’importanza dell’ozio e del sogno. Io l’ho sempre fatto, anche in tempi non sospetti, pre Codiv 19.
L’impegno e l’attesa non deludono le aspettative. Mi gusto il pranzo e siccome non devo correre da nessuna parte mi concedo caffettino e ammazzacaffè, a me chi mi ammazza! Cosi può continuare la giornata piena di relativi impegni con me stesso, faccio mente locale giusto per capire a che punto sono arrivato e accendo la tv e in gara con nessuno mi posiziono in pole position di fronte la tele e mi decido a iniziare una sfida sportiva a dir poco emozionante, lo ZAPPING, sport che non prevede necessità di competenze tecniche particolari, bastano le pile del telecomando cariche e il bisogno di perpetua ricerca. La vita, mi trovo a vaneggiare sul significato della vita e sul nostro continuo spostarsi alla ricerca di pace, ora che siamo fermi anche.
Intanto sta già calando il sole, le tende aperte durante il suo tragitto hanno fatto diventare le finestre, lenti di un caleidoscopio, cambi di luci e forme per cui luce ed ombra danzano fino a quando cala il sipario e si fa buio nella stanza in un caldo abbraccio dei pensieri più intimi che sono l’oscurità può regalare.
Presto è ancora presto, l’atmosfera della sera però si sente, il letto è pronto ad accogliere il mio corpo stanco di nulla e la tele mi incentiva ancora a stare sveglio, emana luce ma non dice se è giorno o notte, trasforma il tempo in una scatola per possibilità camuffate in necessità. Oggi invece io vorrei solo che il tempo tornasse a essere il tempo, le possibilità, possibilità, le necessità, necessità e tutto il resto tutto il resto. Questo è il sogno che voglio vivere appena questa notte chiuderà gli occhi. Questa la possibilità che ho bisogno di realizzare domani, quando mi sveglierò.
Massimilano Mereu
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